Emergenza rifiuti.

Da tempo è sotto gli occhi di tutti l’emergenza rifiuti. Dopo 14 anni e ben 8 commissari straordinari, sembra giunto il momento di risolvere un problema, che solo apparentemente riguarda la Campania. In realtà esso coinvolge molte altre regioni, compreso l’estero. A chi giova aspettare sempre l’ultimo minuto? La soluzione dell’ultim’ora come al solito, sarà raffazzonata, costosa e non accontenterà nessuno. Però come dice il vecchio adagio: “Quando l’uscio batte ai calcagni…”. Ad oggi la raccolta differenziata, oltre a ridurre i quantitativi da mettere a discarica, avrebbe dovuto ridurre anche la tassa, invece…; gli impianti di compostaggio, avrebbero dovuto produrre guadagni per  l’impiego del “compost” in agricoltura, invece..; gli impianti di termodistruzione, sono ancora da molti combattuti e da altri benedetti. Senza contare che la nostra gente è anche affetta dalla “sindrome Nimby” (Not in my backyard, non nel cortile di casa mia). I cittadini sono delusi nel vedere la città sempre sporca e stanchi di dover pagare nuovi balzelli. Non possono più credere che i sacrifici richiesti, prima o poi saranno compensati. Tutto ciò che aumenta, finisce per non ribassare mai! I dibattiti e gli interventi sulle modalità di smaltimento dei rifiuti, spesso contrastano fra di loro e alla fine poi, tutto resta come prima. Come dice l’adagio di cui sopra, ora si affinano le menti e si aguzzano le ingegnosità, o per meglio dire, spuntano soluzioni che forse da tempo riposavano nel fondo dei cassetti e chissà perchè non si erano manifestate prima. Pare che la nostra amata terra sommersa dai rifiuti, dalla vergogna e dalle polemiche abbia la soluzione in casa e rischia di non accorgersene. Si tratta dell'innovativo sistema messo a punto dal C.N.R. in collaborazione con l'azienda privata di Roma Assing S.p.A. Il progetto si chiama Thor, "total house waste recycling", ovvero "riciclaggio integrale dei rifiuti urbani". L'assunto di partenza è che i rifiuti solidi possono costituire una risorsa potendo riciclarli senza più passare dalla raccolta differenziata. Essi dovrebbero essere ridotti a dimensioni microscopiche e dare origine ad un combustibile sterilizzato e assolutamente inodore, paragonabile a un carbone di buona qualità. Il  carburante ottenuto è "utilizzabile con qualunque tipo di sistema termico, compresi i motori funzionanti a biodiesel, le caldaie a vapore, i sistemi di riscaldamento centralizzati e gli impianti di termovalorizzazione delle biomasse,con il vantaggio di essere povero in zolfo ed esente da idrocarburi policiclici. In alternativa il composto può anche essere utilizzato per produrre bio-olio per motori diesel attraverso la pirolisi.Dal punto di vista energetico l'impianto è completamente autonomo perchè consuma una parte dell'energia che produce.Un impianto da 20 mila ton di rifiuti l’anno,costa circa 40 euro per ton di materiale, mentre una discarica ne richiede almeno 100 e un inceneritore 250. A questi ultimi costi andrebbero poi aggiunti anche quelli di gestione, e in particolare le spese legate allo smaltimento di scorie e ceneri per gli inceneritori, o per la gestione degli odori e dei gas delle discariche,entrambi inesistenti nel Thor".Un’area urbana di 5000 abitanti produce circa 50 ton/giorno di rifiuti solidi. Con queste si potrebbe ricavare una media giornaliera di 30 ton di combustibile, 3 ton di vetro, 2 ton tra metalli ferrosi e non ferrosi e 1 ton di inerti, nei quali è compresa anche la frazione ricca di cloro dei rifiuti, che viene separata per non inquinare il combustibile. Il resto dei rifiuti è acqua, che viene espulsa sotto forma di vapore durante il processo di micronizzazione". Ogni amministrazione pubblica, questa volta, avrebbe davvero la concreta possibilità di fare un salto di qualità. Ma non si era già parlato molti anni fa, di una soluzione analoga? Chi si ricorda del processo Rossi? Per quanto riguarda Massa se ne era parlato anche da queste pagine (vedi Vita Apuana del 24 febbraio 1985; 17 Marzo 1985; 8 Dicembre 1985; 9 Marzo 1986). Che fine avrà fatto? L’ideatore aveva realizzato un impianto pilota e con l’olio combustibile derivato dalla trasformazione dei rifiuti provenienti da un consorzio di 13 comuni dell’interland milanese, riusciva ad alimentare una centrale termoelettrica dell’Enel. Il Sig.Rossi pagava un “tot”” al consorzio per ogni ton ricevuta. Però la finanza mise i sigilli all’impianto, considerandolo un impianto di distillazione, imponendogli una tassa come avesse prodotto grappa. Dato che era troppo alta, dovette chiudere l’impianto! Erano gli anni ’80!Anche Massa avrebbe potuto avere questo tipo di impianto, però gli amministratori di allora decisero di costruire gli attuali impianti di compostaggio.Oggi si torna a parlare di un impianto simile, non si chiama Rossi, si chiama Thor.Il primo impianto è già in funzione in Sicilia e riesce a trattare fino a otto tonnellate l’ora senza bisogno di stoccaggio in attesa del trattamento; produce combustibile pulito e costa meno di un sesto di un termovalorizzatore. E’ meccanico e non termico, quindi non è necessario tenerlo sempre in funzione; può essere acceso solo quando serve, eliminando così stoccaggio e odori. E’ stato progettato anche come impianto mobile (su camion o su nave) così da contrastare eventuali emergenze rifiuti. La produttività di un impianto imbarcato può salire oltre le dieci tonnellate l’ora e il combustibile ottenuto, reso liquido da un ‘pirolizzatore’, può essere utilizzato direttamente dal natante o rivenduto all’esterno. Che sia la volta buona? Occorre fare presto però, prima che l’inventore, inascoltato come altri prima, decida di trasferirsi all'estero. Roberto Benatti