Conferenza: Introduzione del presidente del Centro Studi Roberto Benatti - 18 Marzo 2011-Liceo Classico Pellegrino Rossi, Massa
Buonasera. A nome del Centro Studi Alcide De Gasperi, che qui mi onoro di rappresentare, voglio ringraziare ciascuno di voi, per aver scelto di partecipare a questo incontro. Un ringraziamento particolare va al Preside prof. Luigi Bianchi, oltre che il mio personale, amichevole saluto per la gentile concessione all’utilizzo di questo luogo. Il Liceo Classico. Moderno, al passo coi tempi, ma che conserva nei fotoni e nelle molecole imprigionate nelle sue mura, non solo i volti delle persone, che di qui son passate, e l’eco dei libri che qui son stati letti. Conserva anche il sapore antico della storia che esso stesso ha vissuto. Liceo, questo, intitolato a Pellegrino Rossi, di Carrara, il cui assassinio, avvenuto il 15 novembre del 1848, sulle scale della Camera dei deputati, dette inizio alla serie di eventi che portarono alla proclamazione della Seconda Repubblica Romana. Esperienza significativa nella storia dell'unificazione italiana, che di quella Repubblica, rappresentava l'obiettivo finale. Soprattutto in questo periodo, il nostro Paese è attraversato da un sentimento d'unità che si rinnova. L'Italia sta vivendo un momento storico di grande importanza, con una forte domanda di integrazione sociale, cui la nazione deve necessariamente dare risposta. Ciò deriva dalla trasformazione dell'Italia, compiuta in questi ultimi decenni, da Paese di emigrazione a Paese di immigrazione. Giovani di origine straniera e giovani italiani che, dopo aver celebrato nelle scuole gli eventi storici del loro Paese, si trovano ora a vivere in realtà sociali completamente diverse da quelle di 150 anni fa. Quei giovani di allora, tra il 5 e 6 maggio 1860, pieni d’entusiasmo e di coraggio, diedero vita, con Garibaldi, a quella che fu, forse, la più eroica, la più romantica e avventurosa impresa del nostro Risorgimento. Giovani pronti a donarsi senza nessuna ricompensa se non la testimonianza del proprio spirito, proteso alla creazione di una vita nuova nella quale le parole libertà, giustizia e patria fossero realtà concrete e operanti nell’anima. Tra questi anche due nostri concittadini: Francesco Frediani e Stefano Nelli, testimoni e attori di come, con semplicità e purezza di cuore, si possa vivere e combattere per i superiori ideali umani. Anche i ragazzi di questa generazione d'Italia, in tempi diversi, rappresentano una componente fondamentale per costruire il futuro della Nazione, ed è quindi indispensabile, come le istituzioni, in primis la famiglia e la scuola, garantiscano la loro piena partecipazione alla crescita civile e culturale dell'Italia. Quello che ha portato all’Unità d'Italia, è stato un processo, da alcuni anche avversato, ma per il quale, in molti hanno sacrificato la propria vita, in nome di un ideale. Il processo d’unificazione nazionale però, ancora oggi richiede attenzione e impegno. La famosa frase: “L’Italia è fatta: ora bisogna fare gli italiani”, è stata attribuita a molti personaggi e a differenti circostanze (il più accreditato pareva fosse Massimo D’Azeglio, il quale però disse anche: “In tutti i modi la fusione coi Napoletani mi fa paura; è come mettersi a letto con un vaiuoloso!” . Più verosimile l’attribuzione a Ferdinando Martini scrittore e politico a cavallo del ‘900, il quale ebbe a dire fra l’altro: Siete troppo linfatico per un greco, troppo vivace per un olandese; parlate da mezz'ora con un uomo di cui non sapete il nome, non siete un tedesco; parlate poco, non siete francese; viaggiate senza servitori, non siete un russo; non avete ancora lodata l'Ungheria, non siete un ungherese; avete data la mancia al facchino, non siete uno svizzero; non avete le mani sudicie di tabacco, non siete uno spagnolo; non portate diamanti alla camicia, non siete un americano del sud; non vi pigliate i piedi in mano, non siete un americano del Nord. Dunque siete italiano. Il senso di quella frase è che esiste uno stato unitario italiano, ma non c’è ancora un popolo che ne possegga la coscienza civica. Gli italiani ci sono, e con loro esiste la nazione italiana. Lo stato nazionale invece, è frutto di costruzioni ideologiche e di scelte politiche in evoluzione. La storia di un popolo è fatta di grandezze e di miserie. Anche quella degli italiani ha conosciuto questi passaggi. Questo però, non dovrebbe sminuire il fatto che da 150 anni l’Italia è una nazione unita. Nel 1961 il centenario dell’Unità fu festeggiato con molta passione civile e con la piena approvazione del governo. Delle celebrazioni per il 150° qualcuno avrebbe fatto anche a meno. Altri tempi, altra cultura, altri uomini. In occasione delle celebrazioni per ricordare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il Centro Studi Alcide De Gasperi partecipa offrendo il suo contributo, tramite iniziative che rappresenteranno un’importante occasione per discutere sul significato e il valore di questa ricorrenza. Non sarà soltanto una rilettura di pagine già scritte da altri, bensì un arricchimento delle tracce comuni, con riflessioni e sfumature più mirate. Con questo spirito, abbiamo programmato un ciclo di tre conferenze. Nella prima, di questa sera il Prof. Franco Pezzica, che ringrazio anticipatamente, proporrà un primo argomento di riflessione su: -"Il contributo della letteratura alla formazione della coscienza nazionale". Seguiranno poi le altre due conferenze che avranno per tema: -“Ricostruzione storica dell’Unità d’Italia” e -“Federalismo e Unità d’Italia”. Alcuni dei presenti però, probabilmente, non conoscono ancora il Centro Studi Alcide de Gasperi e magari si chiederanno, cosa sia e di che cosa si occupa. Allora ne traccerò, brevissimamente, il profilo. Chi siamo. Il Centro Studi Alcide De Gasperi è un’associazione di promozione sociale, autonoma e indipendente, senza finalità di lucro. Persegue finalità di carattere culturale-educativo e di ricerca etica, spirituale e sociale, di difesa dei diritti. Nella sua azione essa si ispira ai principi e ai valori della dottrina sociale cristiana. Cosa fa. Promuove l’esame e l’approfondimento di qualsiasi argomento di interesse culturale, politico, economico, sociale e civico, mediante indagini, conferenze, corsi, convegni, seminari, dibattiti, pubblicazioni e quant’altro possa essere ritenuto utile ai suoi fini di studio, di ricerca e di formazione. Per il perseguimento dei suoi fini il Centro si avvale, prevalentemente, dell’attività prestata in forma volontaria e gratuita dai propri associati. Dove. Ragionando sempre in termini provinciali, quantunque la propria azione si sia sviluppata maggiormente a livello locale, il Centro De Gasperi ha sviluppato, in questi anni, una serie di iniziative e di interventi tesi a promuovere una maggiore consapevolezza culturale e politica delle situazioni, dei loro limiti e delle loro possibilità. In questa azione hanno trovato posto indagini, prese di posizione, proposte, esortazioni e denunce, che sono state sempre orientate a portare un contributo positivo agli operatori politici, ai cittadini e alla comunità civica, tutta. Perché. Dunque, il Centro Studi Alcide De Gasperi è una sede modesta, ma impegnata, di riflessione e di approfondimento delle questioni, grandi e piccole, che la vita civile, sociale e politica, a cominciare da quella locale, pone continuamente, e che condizionano, in bene e in male, l’esistenza personale e collettiva dei cittadini. Andare a fondo delle questioni, indagarne cioè i vari aspetti, conoscere le ragioni di coloro che le provocano e di quelli che le subiscono, esprimendo un giudizio finale, per poi proporre, se esistono, eventuali rimedi. Gli atti concreti e gli interessi culturali seguiti dal Centro, vengono raccolti in un sito internet e, periodicamente, mediante una pubblicazione chiamata L’APE. Si chiama così non solo per la sua missione di essere pungente e a volte anche fastidiosa, ma perchè il suo acronimo significa Azione Politica Esemplare, modello cui devono tendere i soci, prima di chiunque altro. Oltre questo, il Centro ha da poco messo a disposizione un Blog, un social network, mediante il quale realizzare un “Osservatorio” delle problematiche stagnanti o emergenti nella realtà territoriale. Si prefigge, con questo, di promuovere una “cittadinanza attiva”, stimolando un’azione sviluppata da singoli, gruppi e movimenti di cittadini, in particolare i giovani, a rendersi sensibili, competenti, e disponibili a mobilitarsi, per la tutela dei diritti e la realizzazione di nuove opportunità. Perché non si spenga nella rassegnazione, la speranza di cambiamento, favorendo la partecipazione consapevole di tutti, alla vita delle istituzioni democratiche. Detto questo,
dunque, se il processo di unificazione dell’Italia è partito da lontano, oggi il pericolo di una degradazione nazionale esiste ed è attuale. Ciò porta a domandarsi, parafrasando Giorgio Ruffolo, (che fu ministro circa 20 anni fa) se l'Italia sia davvero un paese troppo lungo per mantenersi unitario e coeso. Dal 1861, anno della proclamata unificazione del regno, nonchè simbolo delle lotte e moti risorgimentali, nuove fasi storiche stanno sviluppando una sorta di anti risorgimento. E pensare che ci sono stati eventi nel corso del tempo, che hanno avuto carattere di trasversalità e che hanno agito come una sorta di cerniera delle coscienze. Si consideri soltanto, che sono ben 10mila le volte in cui compare il nome ''Italia'' nella nostra letteratura, dal 1200 al 1861. Quasi sette secoli in cui l'Italia ancora non esisteva come Stato, ma il concetto di popolo, di territorio, era gia' presente negli scrittori e nei poeti italiani. L'unificazione d'Italia dunque, ha lasciato impronte, profonde nelle coscienze, e l’arte e la letteratura vi contribuirono con determinazione. Solo due brevissimi esempi. Nell’arte, i Macchiaioli. Uno su tutti Giovanni Fattori, con i suo: “Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta”. Nella letteratura, di cui più ampiamente ci parlerà il prof Pezzica, permettetemi solo un breve esempio, Giovanni Verga con la novella, “Libertà”. Di essa, memorabile questo passo: “Sciorinarono dal campanile un fazzoletto a tre colori, suonarono le campane a stormo, e cominciarono a gridare in piazza: - Viva la libertà! Come il mare in tempesta, la folla spumeggiava e ondeggiava …: un mare di berrette bianche; le scuri e le falci che luccicavano.” (beh, dopo Verga però, ne ha avuto un po’ per tutti, ma su questo sorvoliamo). Affido ora al Prof. Franco Pezzica, la riflessione sul tema di oggi: -"Il contributo della letteratura alla formazione della coscienza nazionale".