Gli incontri sul ”Bene Comune” nella settimana sociale dei cattolici
Dal 3 all’8 Marzo si sono svolti, presso i Vicariati di Aulla, Massa e Carrara, Pontremoli-Villafranca e Fivizzano, i quattro incontri sul ”Bene comune”, organizzati dall’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro in collaborazione con l’Azione Cattolica. I relatori: Luca Bontempi,Vincenzo Tongiani,Emanuele Bertocchi e Davide Tondani, hanno rispettivamente ripercorso le linee tracciate durante la 45ª edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani -la Settimana del centenario- svoltasi lo scorso Ottobre, a Pistoia e Pisa, traslandone i contenuti nella realtà del nostro territorio apuano. Nei loro interventi essi hanno sottolineato come il bene comune oggi non sia più un bene totale, un monopolio dell’Istituzione, ma un fenomeno che emerge dalle relazioni, fatto di attori impegnati e coinvolti in una relazione da cui dipende il loro bene individuale. Non è solo qualcosa che si produce assieme, ma qualcosa di cui si fruisce assieme, molto più della democrazia di rappresentanza, e qualcosa di più della democrazia rappresentativa; per questo esso deve essere costantemente generato e rigenerato.In ciò si manifesta il bisogno di difendere una comunità che interiorizza i profondi cambiamenti della società post-industriale ed entra attivamente nel dibattito sociale e nei problemi dell’uomo. Gli interventi hanno inteso perseguire gli obiettivi fissati dalla Commissione PSL, di leggere come nella realtà locale prendano forma e si vivano i problemi comuni a tutta la società italiana. Relativamente ai temi:
Crisi della politica e insormontabili campanilismi,
è stato sottolineato il compito dei cattolici di operare per un giusto ordine della società, partecipando in prima persona nella vita pubblica secondo le competenze di ognuno e sotto la propria autonoma responsabilità con genuino spirito di verità e di onestà, volto alla ricerca del bene comune e non del profitto personale. Conciliare il rispetto del “bene comune” con altri obiettivi spesso diversi, significa usare la politica nel modo più giusto, facendo se necessario, anche scelte impopolari, di lungo periodo che vadano oltre gli scopi elettoralistici o l’interesse di lobbies. Non si tratta solo di guardare a “chi” fa politica ma anche a “come” la politica gestisce le risorse di tutti. E’ stato evidenziato come sia auspicabile un’attività politica esercitata in termini nuovi, non strettamente legata alla vita de partiti, e andando anche aldilà delle logiche di appartenenza. Essa sarebbe un modo concreto e responsabile per portare in senso “trasversale” contributi di idee ed esperienza. E’ stato riconosciuto da tutti i presenti come l’orgogliosa separatezza che caratterizza le relazioni fra Massa e Carrara non aiuti a risolvere i tanti problemi comuni, né a pianificare azioni risolutive di reciproco vantaggio. Dall’assemblea infatti, sono stati fatti riferimenti al PASL e alla opportunità di unire i due comuni, sia per contenere i costi che per contare di più a livello regionale e nazionale, nonchè per garantire la sopravvivenza della nostra stessa Provincia.
Rapporto vecchi/giovani: quale possibile patto intergenerazionale?
“Non si può tacere- sottolinea Vincenzo Tongiani- la forte iniquità verso le nuove generazioni, alle quali diamo solo incertezze,precarietà, sia negli affetti che nel lavoro. In una Italia che spende 77 miliardi di euro per mantenere lo Stato Sociale, solo lo 0.6% viene investito nella fascia d’età tra 1 e 30 anni, contro la media europea del 7,7%. Il 65% viene speso per il sistema pensionistico e l’indice di vecchiaia è salito dal 46% del 1971 al 132% del 2001 con un rapporto di 339 anziani per ogni bambino. Anche nella nostra provincia il numero di pensionati è elevatissimo,mentre le forme di precariato non sono sufficienti a dare una sicurezza alle nuove generazioni e non aiutano i giovani nemmeno a formarsi una famiglia, nucleo base della società. E’ auspicato pertanto un intervento sulle grosse patologie del sistema: casa, istruzione, occupazione, sostegno agli anziani, revisione dello stato sociale in termini di sussidiarietà verticale e orizzontale (terzo settore). Ma quest’ultimo nelle sue forme di volontariato (Associazionismo, Gas e Onlus) non può da solo dare tutte le risposte a questi bisogni. Analizzando la situazione locale è stato evidenziato che la maggior fonte di reddito non è legata all’economia industriale, o alle cave o al turismo, bensì, e quasi con sorpresa, all’edilizia, facendo cogliere l’aspetto speculativo nel mercato delle aree con ipotizzabile intreccio tra affari e politica.
Sfruttamento delle risorse e difesa del territorio (cave, litorale,discariche)
L’utilizzo e il rispetto delle risorse ambientali è un tema molto attuale: dal Protocollo di Kyoto alle bioenergie, alle fonti rinnovabili, allo smaltimento dei rifiuti. Per tutelare il bene comune occorre individuarlo seguendo una logica di equità, tra la visione “antropocentrica” del capitalismo più sfrenato, e quella eccessivamente “biocentrica” delle frange più estreme dell’ambientalismo. Partendo dall’assunto che la difesa dell’ambiente è un dovere morale di tutti, occorre conciliare il diritto al lavoro con le nostre risorse territoriali, partendo da quelle naturali come quella del marmo, dell’arenile e l’uso del territorio che dovrebbero costituire una ricchezza di tutta la comunità e non uno strumento di arricchimento in mano a pochi. Se le cave,il litorale, il territorio rappresentano un “bene comune”, l’assemblea si domanda: “perché esso viene gestito da privati?”. Lo sfruttamento del marmo dovrebbe almeno comportare il “valore aggiunto” della lavorazione in zona, invece sempre più spesso essa è trasferita altrove. Il valore aggiunto che resta è quello della polvere, viene concluso amaramente. E per lo smaltimento dei rifiuti occorrerebbe fare uno sforzo per conciliare le esigenze di una società consumistica con quelle del contenimento degli sprechi,superando la sindrome Nimby, riguardo ai siti per le discariche, e stemperando l’avversione verso i sistemi di cogenerazione per il recupero dell’energia (biomasse ecc.)
Zone montane: tra riduzione di servizi pubblici e più forte coesione sociale.
E’ stato evidenziato come, a differenza del restante territorio,permanga nelle zone montane, il dialogo e la coesione sociale. La logica di questi incontri è intrisa della speranza che, come cittadini cristiani,sia posta maggior attenzione da parte delle istituzioni, verso i servizi alla persona, in particolare nelle zone lontane dal centro cittadino, tramite la fornitura di supporti assistenziali, per anziani e non, nonchè tramite lo sviluppo e il sostegno del terzo settore, onde uscire dalla logica di una sussidiarietà rovesciata e di una società civile in posizione servente rispetto allo Stato e dal solo campo dell’economia o del Welfare, perchè i beni immateriali sono legati alla relazionalità.
Quali, dunque le prospettive di impegno auspicate dagli organizzatori di questi incontri?
Uscire dalle mura assembleari per diffondere e continuare ad approfondire queste tematiche nelle nostre realtà locali, creando reti tra le molteplicità di esperienze; favorire luoghi di incontro e di riflessione che possono giovare all’impegno nel sociale ed anche nel politico; monitorando che e riforme non vadano a ledere i principi di autonomia e di sussidiarietà; preoccupandosi seriamente per una formazione alla cittadinanza, all’impegno nel sociale e nel politico, sollecitando la sensibilità delle istituzioni pubbliche, ad un allargamento delle forme di partecipazione democratica e ad una coerente azione amministrativa. Roberto Benatti