La logica dei balzelli.

 

Esisteva già  un Consorzio per il Frigido, per il Brugiano, ecc.  e tutti coloro che traevano beneficio dalla  manutenzione del fiume e del suo reticolo idrico , pagavano un tanto onde sopportare le spese conseguenti a tali opere.-Ricordo che a me venivano chieste 15.000 lire l’anno, perché rientravo nell’ambito del Consorzio del Frigido e usufruivo  di un servizio importante, godevo cioè della possibilità di annaffiare il terreno  e veniva eseguita regolarmente la manutenzione del canale demaniale, opera utilissima del Duca di Modena (1875). Purtroppo la sua importanza diminuì, perché la cementificazione ha preso il posto dei campi coltivati. Sparì  anche l’obbligo del contributo consortile, ma  continuavamo a pagare se si richiedeva l’acqua  necessaria. Oggi questo servizio non esiste più e, a cavallo del canale, hanno lasciato costruire palazzi , distruggendo un manufatto da più di un secolo utilissimo. Mi si scusi  la premessa: si vedrà in seguito che  ha un senso.

   La bonifica del Frigido e del reticolo idrico  afferente e defluente va  fatta…  per tante ragioni.  Gli argini devono essere sfalciati ogni anno, rinforzati se pericolosi , l’alveo deve essere  tenuto sgombro e dragato, le opere idrauliche devono essere  manutenute, ecc.. Il fiume rappresenta anche il destinatario di tutte le acque piovane reflue  dai nostri tetti e dai nostri terreni, nonché di tutte  le acque nere che Gaia sversa  nel suo alveo dopo averle depurate(?!), per cui appare logico contribuire tutti e non solo i proprietari di immobili a rischio. Ovviamente gli immobili in pianura sono più soggetti ai danni di una possibile alluvione in caso di condizioni metereologiche devastanti, ma è giusto che, proporzionalmente al beneficio ottenuto dalla manutenzione ordinaria, contribuiscano un po’ tutti e non ci sarebbero problemi, ma esistono delle particolari ingiustizie  che hanno esasperato molti contribuenti.  

 La Regione  ha preso giustamente il toro per le corna (Legge Reg. n.34 del 5 maggio 1994)) per coordinare le operazioni di bonifica in tutto il territorio (già regolamentate dal Regio Decreto n.215 del 1933!!). Nella nostra provincia ha affidato  alla Comunità Montana (delib.reg.n.315 del 15 Ott.1996) il compito di eseguire i lavori nei territori di sua competenza (comprensorio n.1), ma , per varie ragioni politiche e prevedendo costi minori, le ha affidato anche la grande area di costa (Comprensorio n.3). Questa’ però è una ben diversa realtà e stanno incontrando grandi difficoltà, sia nell’esecuzione dei lavori, sia nell’esazione dei contributi: purtroppo le ingiustizie lamentate dipendono da svariati fattori.

Il Comprensorio di Bonifica n.3 comprende il Comune di Carrara, il Comune di Massa e parte del Comune di Montignoso, dal mare ai monti ed è suddiviso in Distretti Idraulici che corrispondono grosso modo ai bacini

dei vari corsi d’acqua, artatamente dilatati per arrivare a coprire tutto il territorio. Il criterio di suddividere ogni distretto idraulico in tante porzioni “omogenee” (fogli catastali) non è legge, ma deriva da accordi intervenuti  fra i vari Comprensori e sottovaluta la raccomandazione( più volte sottolineata nel cosiddetto Piano di Classifica e nella Legge Speciale del 1933 ) di applicare il contributo in proporzione al “beneficio” che ogni singolo cittadino trae dalla bonifica. Come già detto, tutti traiamo beneficio dai lavori eseguiti (pochissimi) e da quelli che, con criteri ad abbundantia, sono stati previsti, anche se impossibili o improbabili (ad es. canali demaniali).  Non è giusta perciò la ripartizione degli oneri ed è stata gonfiata la loro consistenza.  Da notare peraltro che trattasi di “manutenzione ordinaria”, perché quella “straordinaria” resta a carico della Regione, e ancora una volta dei cittadini (vedi addizionali Irpef).

   Può essere una mia presunzione, ma è condivisa da molti e la imposta annuale prevista , i segni di inefficienza purtroppo evidenti (es. il rigetto sulla spiaggia di ogni sorta di inerti e di rifiuti finiti al  mare) nonché  la progettazione  allargata che vorrebbe giustificare l’alto “Indice di Intensità dei lavori”, la dicono lunga sull’argomento.

 Gli Indici  per la classificazione sono cinque, tre dei quali dovrebbero in vari modi incidere sull’Indice di Beneficio (Ib) che è stato assegnato a tutti gli immobili del territorio.  Ma, guarda caso, l’Ib è uguale a “1” per gran parte  dei contribuenti, cioè non influisce affatto sull’imposta, calcolata su rendita catastale.      

    Insomma quest’acqua, che piova o che sgorghi cristallina e abbondante dalle nostre belle montagne, ci costa troppo, più che altrove. Basti pensare alle bollette già emesse da EnelGas, ora corrette retroattivamente da Gaia. La Società dev’essere salvata ad ogni costo dal fallimento e si ricorre alle ricapitalizzazioni da parte dei  Comuni, all’aumento delle tariffe e alla richiesta di arretrati dal 2005 ad oggi. 

   Sono certo che alla base del malcontento ci sia anche la mancanza assoluta di informazione, la distanza fra il cittadino e i politici che lui stesso ha elevato al rango di amministratori, la improvvisazione del balzello, la pretesa di far pagare il tributo su lavori ancora da fare  e infine l’imposizione  da parte di società pletoriche e costose che non hanno meritato in passato la  pubblica fiducia.

    Di conseguenza  c’è chi ha pagato la bolletta  disponendo di qualche soldino in più e ritenendosi  incapace di capirci qualcosa, oppure perché ci ha pensato il solerte amministratore del condominio o la Banca cui ha affidato il RID;  c’è chi non l’ha pagata e rischia di pagarne di più;  c’è chi l’ha portata all’avvocato contribuendo ad ingolfare il Civile senza neppur sapere come andrà a finire;  c’è infine chi si rimette alle varie Associazioni dei Consumatori per cercare di aver soddisfazione.  Ed eccoci  al solito caos all’italiana che si ripeterà tutti gli anni,  per la bonifica, per l’acqua potabile, per le fognature e per la depurazione.

   Io in particolare avevo un beneficio in più e mi hanno tolto il canale irrigatorio. Da qualche anno ho  salvato il salvabile nel giardino e mi son visto addebitare (il giorno stesso della notifica) un costo  imprevisto per acqua che non ho neppure immesso nelle fognature. Sto in collina e rischio meno di chi sta dietro gli argini a Marina e sarei disposto a “contribuire” giustamente  nell’interesse comune, ma mi viene imposta una improponibile “tassa”, parametrata alla sola rendita catastale e non  agli indici e, perché no?, alla superficie degli immobili. Pagherei volentieri se questa imposizione non si perpetuasse negli anni avvenire e se non mi venisse imposta da carrozzoni mangiasoldi che si guardano bene dal  non sperperare e dall’ essere efficienti come il buon senso e la crisi economica suggerirebbero.

    Esiste in materia anche una  Giurisprudenza  che sostiene l’illegittimità di una  ripartizione di spese che non tenga conto del diverso vantaggio ottenuto dal singolo consorziato. Lo stesso Codice Civile , ma anche vari interventi delle Commissioni Tributarie, fino alla sentenza 19509 della Suprema Corte del 29 Sett. 2004 e a quella della Commissione tributaria del Lazio del 14 Febbraio 2005, sostengono che sia illegittimo l’esercizio del potere impositivo “in mancanza di una diretta correlazione tra beneficio ottenuto dal fondo  consorziato e intervento realizzato”. Nel nostro caso  la Comunità Montana si  limita a “spalmare” su tutti i  proprietari di immobili, con criteri derivati da accordi fra i comprensori e non da leggi esistenti, non solo le spese per i lavori eseguiti, ma anche quelle soltanto preventivate e  finanche improbabili.

   A quando una trasparente ed efficace opera di riordino e qualche taglio significativo nei costi della politica  e della burocrazia, che si avvicini un po’ a quelli altrettanto significativi che in questo periodo vengono imposti a tutti?                                                                                                               04/02/2009                Pietrodt