Massa e Carrara

Se provassimo ad elencare i progetti, realizzati negli ultimi 50 anni nel nostro territorio provinciale, che abbiano incontrato  riscontri positivi nella soluzione di problematiche comuni,  in quanto frutto  della corale e fattiva collaborazione fra le Città di Carrara e di Massa, ne conteremmo davvero ben pochi.  Anche se non in maniera del tutto evidente, pare che vi sia fra queste Città, e tra le sue genti, una sorta di antagonismo, che ne mina le buone relazioni.  Sulle cause che hanno originato questa rivalità e, conseguentemente ostacolato, nel corso degli anni, lo sviluppo progressivo delle due Città, vi sono delle risposte disseminate lungo il sentiero della storia. Da una ricerca effettuata per conto del Centro Culturale Alcide de Gasperi, al quale mi onoro di appartenere, si riporta: “…Le cronache del ’700, il Rocca e il più vicino Bergamini, raccontano della lite tra il Duca Alderano I Cybo-Malaspina e i Notabili massesi che non vollero pagare il soprassoldo sul sale; l’intervento del governatore imperiale Borromeo e il suo lodo favorevole ai Notabili. Alderano allora, per punire Massa, si trasferì  a Carrara; dopo qualche mese però, non vedendo risultati, inventò un voto popolare e ritornò a Massa. In quel tempo l’attività dei due feudi era l’agricoltura, e motivi di dissidio non ve ne furono. Fu durante la dominazione francese che Carrara si avvantaggiò molto per ragioni politiche ed economiche. L’arrivo dei Francesi produsse una vera e propria rivoluzione finanziaria, perché eliminò i duchi, abolì il loro potere e confiscò i loro patrimoni che servirono a finanziare le guerre repubblicane. Così il potere che apparteneva ai duchi passò ai grandi borghesi nostrani e forestieri,che però a tutto pensavano fuorchè a cambiare in meglio le condizioni dei contadini.  Col ritorno di Maria Beatrice d’Este, Massa recuperò importanza politica, in quanto sede della Corte e del Governo, ma Carrara conservò la sua superiorità in campo economico. Il dissidio fra le due città prese sostanza dall’ambizione, o dalla ragionevole opportunità, che il centro politico coincidesse con il centro di maggior peso economico. Per mettere a tacere l’insistenza dell’ambiente carrarese, il governatore Petrozzani si trasferiva in alcuni giorni di ogni mese a Carrara. Questa consuetudine  si mantenne anche coi Duchi Francesco IV e V. Essi però avevano residenza a Modena, così Massa vide diminuire ulteriormente il suo prestigio di Capoluogo, mentre i rapporti economici e culturali fra Carrara e Modena si facevano più intensi e vivaci. Evidentemente l’attiva borghesia carrarese prevaleva sulla stanca nobiltà di Massa. Il commercio del marmo ebbe il suo centro in Carrara, dove si condensò tutto il sistema capitalistico. Massa fu a lungo in condizioni di maggior disagio. L’agricoltura, gravata da canoni livellari e altre servitù, non aveva possibilità di credito; l’artigianato, e l’alto costo dell’amministrazione, gestita quasi totalmente da forestieri,non consentivano accumulo di ricchezza e facevano di Massa un modesto centro con nucleo di artigiani e borghesi in una vasta,malsana campagna, con tanti contadini denutriti e famiglie a basso tenore di vita. A Carrara si aveva una effettiva esistenza politica e sindacale, e a Carrara ebbe il suo centro provinciale anche il fascismo. In quel periodo nacque la Zona Industriale, e con lo stesso decreto venne istituito, all’interno della provincia omonima, il comune unico di Apuania, che riuniva i preesistenti comuni di Montignoso, Massa e Carrara e che aveva il centro amministrativo in Massa. Questo provvedimento, inizialmente accolto con perplessità,  permise invece di avviare, sia pur con lentezza, il radicarsi di una coscienza civile nuova, più in armonia col territorio e meno lesiva”. Con il dopoguerra vi fu il ritorno alla vita democratica e i tre comuni ripresero la loro connotazione e la rispettiva identità. Però questo ha anche coinciso con l’indebolimento del prestigio e della forza contrattuale che un comune grande avrebbe potuto avere rispetto a tre troppo piccoli. Oggi il progresso del nostro comprensorio provinciale avrebbe una ghiotta opportunità per decollare, se solo si volessero realizzare congiuntamente, almeno i punti principali, elencati nel Patto attuativo di sviluppo locale (PASL), documento predisposto dalla Amministrazione Provinciale, previsto dal Protocollo d’Intesa del 7 Febbraio 2005,tra la stessa e la Giunta Regionale e approvato dalle istituzioni locali. Tra tutti i punti elencati potrebbero essere individuati quelli attuativi di soluzioni di reciproco vantaggio per Massa e Carrara. Il PASL rappresenta l’ennesima iniziativa volta a rilanciare l’economia e le sinergie necessarie allo sviluppo di questa Provincia. Tra le necessità più urgenti si possono elencare:

-Stazione ferroviaria unica; Ospedale unico super specializzato (mantenendo i presidi esistenti);Porto commerciale potenziato “al largo” (per prevenire ulteriori erosioni); Porto turistico; Potenziamento dell’aeroporto turistico con eliporto di soccorso; Grande unico stadio per le due squadre di calcio; Traforo della Foce; Variante Aurelia nella fascia di rispetto dell’autostrada; Traforo della Tambura; Utilizzo delle aree industriali gestite dal Consorzio Zona, con riferimento alla Nautica da diporto; Incentivare la lavorazione in loco del prodotto marmifero. Tutto questo sarà possibile solo se verranno superate le incomprensioni e le avversioni reciproche di cui sono affette Massa e Carrara; superando gli interessi e le resistenze ancora legate ad un campanilismo ormai retrò, per lavorare finalmente insieme al fine di scongiurare l’affossamento  imprenditoriale, e la condanna ad una difficile sopravvivenza. Se non sarà così, potrebbe avere anche senso la proposta “provocatoria” avanzata dal Centro Studi de Gasperi, di unificare Massa e Carrara in un unico comune che diventerebbe la 4° città della Toscana con i suoi 135 mila abitanti, con un solo sindaco e con circoscrizioni finalmente utili. Esso permetterebbe di archiviare definitivamente il campanilismo miope ed autolesivo e di rappresentare per contro, una guida più autorevole, perché meno strumentalizzabile ai vari livelli istituzionali. Certamente questa è un’idea da non sottovalutare, e sia pur tenendo in considerazione le già prevedibili perplessità, da valutare con attenzione da parte di tutti quei cittadini cui sta a cuore l’avvenire del nostro territorio, e anche quello delle future generazioni.  Potremmo chiudere questa prima  riflessione, su cui certamente torneremo, con l’auspicio coltivato dal caro amico Orlando Venè, cui mi associo volentieri e tramite il quale rivolgo a coloro che leggono, un sincero augurio di Buon Natale.“Non possono due piccole città, povere di strutture efficienti, diventare una città più grande e funzionale,con reciproco vantaggio di entrambe e di tutto il nostro meraviglioso territorio apuano, giustamente definito: “Sintesi del Belpaese?”

Roberto Benatti