Signore e signori, buonasera a tutti. A nome del Centro Studi Alcide De Gasperi, che qui mi onoro di rappresentare,voglio ringraziare ciascuno di voi, per aver scelto di partecipare a questo incontro. Ringrazio poi, le autorità e i rappresentanti delle Istituzioni locali, che hanno accettato il nostro invito. Il Prefetto non potendo essere presente mi ha inviato una lettera... Un ringraziamento particolare va al Preside prof. Luigi Bianchi, unitamente al mio personale e amichevole saluto, per la gentile concessione all’utilizzo di questo luogo che conserva il sapore antico della storia che esso stesso ha vissuto. Liceo, questo, intitolato a Pellegrino Rossi, di Carrara, il cui assassinio, avvenuto il 15 novembre del 1848, sulle scale della Camera dei deputati, dette inizio alla serie di eventi che portarono alla proclamazione della Seconda Repubblica Romana. Esperienza significativa nella storia dell'unificazione italiana, che di quella Repubblica, rappresentava l'obiettivo finale. In questo periodo, il nostro Paese è attraversato da un sentimento d'unità che si rinnova e chiede di avere effettiva consistenza. L'Italia sta vivendo un momento storico di grande importanza, con una forte domanda di integrazione sociale, cui la nazione deve necessariamente dare risposta. Ciò deriva dalla trasformazione dell'Italia, compiuta in questi ultimi decenni, da Paese di emigrazione a Paese di immigrazione. Genti di origine straniera, di culture e religioni diverse, a migliaia approdano sulle nostre coste, percorrono la nostra terra, forse sperando anche di calcare le nostre stesse orme. In questo contesto Stato e Chiesa sono chiamati ad una stretta ed efficace collaborazione attraverso le rispettive Istituzioni. Nella notte tricolore di giovedì 17 marzo, in occasione della cerimonia d’apertura per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il Presidente Giorgio Napolitano, invitato alla cerimonia religiosa, presso la basilica di S. Maria degli Angeli a Roma, ebbe ad annunciare che, alle celebrazioni nazionali si sarebbe unito anche Papa Benedetto XVI. Salvo errori, è la prima volta che un Presidente della Repubblica annuncia un intervento pontificio. La Conferenza Episcopale Italiana, d’altronde, era stata la prima istituzione nazionale ad esprimere una «convinta e responsabile partecipazione della Comunità ecclesiale a tale evento, in spirito di leale collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese». I cattolici, in fondo, anche a distanza di 150, hanno buone ragioni per ringraziare l’Unità d’Italia. Come ricordano gli storici infatti, il Risorgimento ha restituito alla Chiesa il pieno diritto, e la piena libertà, di scegliere i propri vescovi. Un diritto che prima stava nelle mani dei governanti statali. Il processo di unificazione che ha rappresentato lo sbocco naturale di uno sviluppo dell’identità nazionale era iniziato però, già da molto tempo. Il Cristianesimo, come ricordato da Papa Benedetto XVI, ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione dell’identità italiana, non solo attraverso modelli comportamentali o nei rapporti sociali, ma anche mediante l’attività artistica, la letteratura, la pittura, la musica, la scultura, l’architettura. Per ragioni storiche, culturali e politiche complesse, il Risorgimento è passato come un moto contrario alla Chiesa e al Cattolicesimo, talora anche alla religione. La religione in generale, invece, e il Cattolicesimo in particolare, attraversa l’arte, la letteratura e la filosofia, ponendosi come una sorta di concio di chiave fra i due archi dell’esperienza umana: l’intelletto e la coscienza. Toccando sensibilmente e profondamente, l’espressione di artisti, pensatori, letterati e filosofi. L’apporto della Chiesa e dei credenti, al processo di formazione e di consolidamento dell’identità nazionale (che continua anche oggi), è stato significativo anche quando parti della penisola furono assoggettate alla sovranità di potenze straniere. Fu proprio grazie a tale identità, ormai netta e forte che, nonostante la frammentazione geopolitica, che la nazione italiana poté continuare a sussistere e ad essere consapevole di sé. Perciò, l’unità d’Italia, realizzatasi nella seconda metà dell’Ottocento, ha potuto aver luogo non come artificiosa costruzione politica di identità diverse, ma come naturale sbocco politico di una identità nazionale forte e radicata, sussistente da tempo. A dirla con le parole di Papa Benedetto XVI nel messaggio inviato al Presidente Napolitano: “La comunità politica unitaria nascente, a conclusione del ciclo risorgimentale ha avuto, in definitiva, come collante, ad unire anche le pur esistenti diversità locali, proprio la preesistente identità nazionale, al cui modellamento il Cristianesimo e la Chiesa hanno dato un contributo fondamentale”. Ovviamente non si può sottacere l’apporto di pensiero, e talora di azione, dei cattolici alla formazione dello Stato unitario; quel pensiero politico, quel pensiero filosofico, quella letteratura che tanto ha contribuito a “fare gli italiani”, cioè a dar loro il senso dell’appartenenza alla nuova comunità politica. Faccio solo qualche nome: Vincenzo Gioberti, Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, Antonio Rosmini, Alessandro Manzoni, Silvio Pellico. L’identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituì la base più solida della conquistata unità politica. In definitiva, dopo la vertenza apertasi tra Stato e Chiesa, la Conciliazione doveva avvenire fra le Istituzioni, non nel corpo sociale, dove fede e cittadinanza non sono mai state in conflitto. Anche negli anni della lacerazione, però, i cattolici hanno lavorato all’unità del Paese. L’astensione dalla vita politica, seguente il “non expedit”, non ha fermato l’assunzione di responsabilità nel sociale del mondo cattolico, verso ambiti di impegno che hanno contribuito a far crescere una società solidale e fortemente unita. In occasione delle celebrazioni per ricordare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il Centro Studi Alcide De Gasperi partecipa offrendo il suo contributo d’iniziative per discutere sul significato e il valore di questa ricorrenza. Non per fare una rilettura di pagine già scritte da altri, bensì con l’arricchimento delle tracce comuni, con delle riflessioni e sfumature più mirate. Con questo spirito, il Centro Studi De Gasperi ha programmato un ciclo di tre conferenze. La prima, tenuta dal Prof. Franco Pezzica, che ancora ringrazio, ebbe come argomento di riflessione: -"Il contributo della letteratura alla formazione della coscienza nazionale". Questa sera il Prof. Pierluigi Consorti, che già ringrazio anticipatamente, proporrà un secondo argomento di riflessione su: “Il contributo del movimento cattolico all’Unità d’Italia”. La terza Conferenza, in programma per il prossimo Novembre, avrà per tema:“Federalismo e Unità d’Italia”. Per chi non conoscesse ancora il Centro Studi de Gasperi, dirò brevemente che si tratta di un’associazione di promozione sociale, autonoma e indipendente, senza finalità di lucro. Persegue finalità di carattere culturale-educativo e di ricerca etica, spirituale e sociale, a difesa dei diritti. Nella sua azione essa si ispira ai principi e ai valori della dottrina sociale cristiana. E’ una sede modesta, ma impegnata, di riflessione e di approfondimento delle questioni, grandi e piccole, che la vita civile, sociale e politica, a cominciare da quella locale, pone continuamente, e che condizionano, in bene e in male, l’esistenza personale e collettiva dei cittadini. Gli atti concreti e gli interessi culturali seguiti dal Centro, comprese le ricerche e le iniziative promosse e sviluppate in campo formativo, politico, amministrativo, socio-economico e pubblicistico, vengono raccolte in un sito internet e periodicamente, mediante la consolidata redazione di un periodico chiamato L’APE il cui acronimo significa Azione Politica Esemplare, modello ispiratore cui devono tendere i soci, prima di chiunque altro. Oltre questo, il Centro ha da poco messo a disposizione anche un Blog, un social network mediante il quale realizzare un “Osservatorio” delle problematiche stagnanti o emergenti nella realtà territoriale. Si prefigge, con questo, di promuovere una “cittadinanza attiva”, stimolando un’azione sviluppata da singoli, gruppi e movimenti di cittadini che si mobilitano per la tutela dei diritti e la realizzazione di nuove opportunità, favorendone la partecipazione consapevole alla vita delle istituzioni democratiche. Ovviamente è anche sede aperta all’iscrizione di nuovi soci. Affido ora al Prof. Pierluigi Consorti la riflessione sul tema di oggi: -"Il contributo del movimento cattolico all’Unità d’Italia". Prima di cedergli la parola, ascoltiamo il dott. Faenzi, direttore del Centro, che traccerà un breve profilo biografico del relatore che ci ha onorato con la sua partecipazione. Roberto Benatti