I “pro” e i “contro” del Sistema Elettorale.  

Il Sistema Elettorale non è altro che una formula matematica per trasformare i voti in seggi.

MAGGIORITARIO : è un sistema elettorale nel quale la lista che ha ottenuto il maggior numero di voti ottiene tutti i seggi o, più frequentemente, un premio di seggi, rimanendo gli altri proporzionalmente divisi fra le liste in minoranza. Si basa sull'assegnazione dei seggi in base a chi ha ricevuto il numero più alto di voti (esiste il maggioritario assoluto.... e allora vince chi ha ottenuto il 50% + 1 degli aventi diritto al voto; in quello relativo vince chi ha ottenuto più voti rispetto agli altri candidati).
PROPORZIONALE: è un sistema elettorale basato sul principio di proporzionalità diretta, per il quale l'assegnazione dei seggi avviene in modo da assicurare alle diverse liste un numero di posti per quanto possibile proporzionale ai voti avuti. Si assegnano i seggi in base al numero di voti ottenuto (esempio su 100 seggi chi ha ottenuto il 20% ne ottiene 20 e così via). Normalmente per evitare frazionamenti si eleva una soglia di sbarramento (esempio se la soglia è del 5% non entra in parlamento chi ha ottenuto meno del 5).
Poi ci sono i sistemi misti, cioè un tot di seggi assegnati con il proporzionale e un tot con il maggioritario. Attualmente in Italia è vigente il Sistema Proporzionale. Con le sue regole sono spariti i collegi uninominali, sostituiti dalle circoscrizioni, nelle quali ogni partito presenterà liste "bloccate" di candidati. Gli elettori dunque non sono chiamati a votare per le “persone” ma per i partiti, e per le liste di nomi  che escono pre-confezionate dal segreto delle loro stanze. Questo crea confusione e profondo disagio negli elettori. La legge elettorale vigente è stata definita “porcellum” perché anche il suo stesso estensore ha ritenuto che fosse una «porcata». Tutti d’accordo, oggi, nel ripudiarla. Ma tutti in disaccordo, al solito, su come rifarla. C’è chi dice che i governi devono essere stabili e duraturi, mentre la proporzionale favorisce la frammentazione dei partiti, impedisce la formazione di maggioranze durature e quindi limita la durata e la solidità dei governi. Però quando la legge elettorale italiana venne modificata in senso maggioritario,non si è avuta una diminuzione ma un aumento del numero dei partiti; inoltre i governi sono sempre stati di coalizione e vi sono sempre stati cambi di governo dovuti a modifiche nelle alleanze (caduta del primo governo Berlusconi e poi del governo Prodi). Per rimediare a questo, è stato detto, dobbiamo rafforzare il bipolarismo. Mi sembra, però, che così si favoriscano le “ammucchiate”e che ciascuno voglia rafforzare solamente la solidità della colla che lo tiene attaccato alla poltrona. Le motivazioni che hanno portato alla proliferazione dei partitini non hanno nulla a che vedere con la legge elettorale, ma molto invece, con la struttura del mondo politico italiano. Di conseguenza, si arriva ad un immobilismo politico che favorisce la formazione di una vera e propria “casta” della classe politica, in quanto il voto dell’elettore non risulta né sanzionatorio della stessa, né in grado di mutarne la configurazione. L’unico potere che ha oggi l’elettore è soltanto quello di modificare gli equilibri interni di ogni singolo schieramento, cosa comunque ininfluente nella esistenza di quest’ultimo. In un sistema proporzionale si dice invece, che ogni partito corre per conto suo in quanto la formazione del governo avviene unicamente dopo le elezioni e nulla viene deciso prima.Questo permetterebbe di avere dei governi con composizioni diverse rispetto ai precedenti e non fossilizzati in due blocchi solo apparentemente contrapposti. Ai sostenitori del proporzionale con sbarramento, e con premio di maggioranza, bisognerebbe dire comunque, che anche questo sistema non è proprio una garanzia di democrazia. Anche con uno sbarramento al 4%, ci sarebbero molti elettori che non si vedrebbero rappresentati in parlamento e questo non è certo garanzia per un buon sistema democratico. Si potrebbe anche dire però,che il proliferare di partiti e movimenti politici non è del tutto dovuto al sistema proporzionale, ma forse al fatto che, oggi più che mai, fare carriera politica significa garantire un posto al sole non soltanto a sé stessi ma anche a parenti ed amici. Se la politica non fosse così attraente dal punto di vista remunerativo e dei privilegi pressoché illimitati che attualmente comporta, sicuramente vi sarebbero meno partiti. Basta solo andare nella vicina Svizzera per rendersene conto! Roberto Benatti