Fra il dire e il fare

Alla vigilia di ogni consultazione elettorale, se è difficile entrare nella testa della gente comune, ancora più difficile è entrare nella testa dei politici. Nelle une e nelle altre, molto spesso, si alternano vedute diverse, aspettative diverse, conclusioni diverse. Le accomuna solo una memoria molto corta che spesso si offusca quando l’attività frenetica in vista delle elezioni, finisce per confondere quel poco  che resta nell’angolo dei ricordi. Al momento delle verifiche però, si affacciano le delusioni e le immancabili critiche generalizzate, che danno corpo ad una sorta di rimpianto per non aver analizzato meglio, o per non aver dato abbastanza ascolto alla propria coscienza di cittadini elettori.  Che sia questa la ragione principale della disaffezione del “cittadino medio” verso la politica e della caduta di credibilità nelle Istituzioni Pubbliche? Che la causa stia proprio nella mancanza della nostra coscienza critica? Assistiamo a vari messaggi elettoralistici,che sempre più spesso assomigliano a canti di sirene ammaliatrici. Per taluni politici al primo posto viene la riforma elettorale e solo dopo, il lavoro e la disoccupazione. Per altri di parte avversa invece, il primo obiettivo è la riduzione delle tasse. In mezzo, e all’ombra degli schieramenti, si trovano gli indecisi e i delusi, per i quali il problema prioritario è come arrivare alla fine del mese, mentre assistono impotenti ai giochi elettoralistici di palazzo, incluso gli sprechi e i costi della politica. Sembra che fra i molti che non hanno ancora deciso per chi votare o ritiene di non recarsi affatto alle urne, un problema importante sia quello di ridurre le spese compreso quelle dirette e indirette degli eletti. Il numero dei non votanti proprio per questi motivi, potrebbe essere molto alto. A nessuno comunque sembra far piacere andare a votare con liste bloccate o con candidature scaturite dal chiuso delle stanze. Inoltre ultimamente non si è fatto altro che assistere a schermaglie sui nomi dei candidati a sindaco, sul tenere o non tenere le “primarie”. Si è parlato di “primariette”, che assumerebbero comunque la fisionomia di “primarie ingessate”. Si è parlato di regole dentro e fuori degli organismi elettorali. Mentre non si parla dei problemi concreti che assillano la nostra Città e che da anni aspettano una soluzione. Se primarie però, devono essere fatte,che queste siano allargate a tutti, per dar così modo a tutti di esprimersi,  uscendo dai circoli e dai luoghi chiusi dove la “democrazia” può apparire strozzata o filtrata. Se veramente nella testa dei politici di questa componente partitica, si pensava di cambiare l’attuale legge elettorale, il ricorso alle “primariette” o comunque alle liste bloccate, suonerebbe come una contraddizione.  Meglio sarebbe che tutti i cittadini, con e senza tessere, potessero esprimere la propria opinione circa tutte le candidature; non solo a quella di sindaco,ma anche a quella dei consiglieri comunali. Questo, molto probabilmente, darebbe origine ad una connotazione amministrativa di tipo “trasversale”, ma proprio per questo gradita a più persone, e sarebbe anche il segno di una svolta molto innovativa per il futuro che ci aspetta,perché permetterebbe di formare una squadra di governo più autorevole in quanto più corrispondente alla volontà popolare, che sempre richiede il “meglio possibile”. Del resto, a più riprese e da più fronti, viene auspicata la emulazione di modelli operanti in altri Paesi: da quello tedesco a quello francese. A proposito di quest’ultimo, pare proprio che siano stati chiamati a lavorare insieme, uomini appartenenti a diverse componenti partitiche,anche di fronte opposto, ma certamente persone degne di rispetto e di fiducia, e soprattutto, uomini capaci di dare un contributo di competenza fattiva e reale nella soluzione dei problemi. Certo che se si potesse applicare la Certificazione di Qualità ISO 9001 anche all’attività politica e non solo a quella amministrativa,forse potremmo sperare di avere una POLITICA di QUALITA’, certificata e controllata da enti super partes. Forse questa ipotesi provocatoria meriterebbe una più attenta ed approfondita riflessione! E’ fuori dubbio comunque, che, se in breve termine, non si darà corso ad una decisiva trasformazione anche del nostro sistema democratico, continueremo ad assistere, impotenti, a governi sia centrali che locali, dove l’attività amministrativa verrà sviluppata da coalizioni deboli e troppo eterogenee, e che, come avvenuto nel nostro comune, costringerà  chi si era impegnato con buoni propositi, ad essere ostaggio anche di un singolo voto, finendo per diventarne, suo malgrado, il capro espiatorio . Roberto Benatti