Vince Angeli vince Pucci (ossia vince il PD e perde il PD). Il vero PD a Massa non è ancora nato!
Dati affluenza Provinciali: 51,224 % Dati affluenza Comunali: 62.84%
Angeli: 48.287 (55,36 %)
Bondi: 38.930 (44,63 %)
Neri: 15.789 (45,74 %)
Pucci: 18.732 (54,26 %)
Schede bianche: 698 ( 1,87 %)
Schede nulle: 2.045 ( 5,49 %)
Negli ultimi giorni di campagna elettorale sono rimbalzati sui telefonini i tam tam degli sms: “c’era una bella canzone di Fausto Leali: Angeli neri”. Anche noi dobbiamo essere Leali con Angeli e Neri! Questo risultato elettorale ha invece il sapore di una risposta parzialmente leale alla posizione ufficiale del PD che aveva indicato una strada percorribile, quantunque minata per le note difficoltà interne al partito, confluite nel mancato svolgimento delle primarie. Sembra di poter leggere dentro il responso delle urne una volontà popolare che non vuole discostarsi troppo da un rapporto leale e fiducioso nei confronti di una squadra amministrativa a livello Provinciale che, almeno sulla carta, pare non abbia voluto cedere alle lusinghe del “personaggio forte”, quale la garanzia di un asse privilegiato Governo nazionale e provinciale. Resta sempre e comunque il barlume di speranza che questa lealtà sia stata ben riposta e che gli errori del passato non saranno più commessi. Traguardando il panorama più completo, comprendendo quindi anche il risultato elettorale ottenuto al Comune di Massa, questo risultato potrebbe essere letto come una bocciatura della linea politica di Rigoni e delle sue scelte. E se gli errori politici prima o poi si pagano, anche per questo certamente alcuni si aspetteranno debba essere onorato con una decisione correlata e coerente. La candidatura Pucci, guidando in seguito una lista civica, era nata infatti in antagonismo a quella “ufficiale” di Neri, mettendo allo scoperto una rivalità di fondo esistente tra i partiti interni al PD che mostrandone il reale profilo e l’anima nascosti nel passato. Purtroppo resta un’amara consolazione in chi ha coltivato un’ illusione, ha sacrificato tempo e denaro per seguire un gesto muscolare che è stato percepito come altezzoso e miope per non aver saputo leggere ed interpretare i segni delle aspettative nella gente, vieppiù mosso da giustificazioni poco chiare e forse tardive, poco comprensibili e poco convincenti. Così ha prevalso il bisogno di cambiamento, che nella più normale logica democratica avrebbe dovuto premiare chi aveva fatto opposizione, invece è stata privilegiata la trasversalità, la trasgressione, la voglia di una assurda guerriglia da combattere dentro lo stesso Partito. Una scelta che inizialmente forse, non aveva nemmeno un preciso riferimento nominale, ma una scelta da affidare a chiunque fosse, purché diverso dal precedente, a patto che si cambiasse una situazione asfittica, incancrenita che generava insoddisfazione e delusione nella città. Ora non resta che riporre nei vincenti, altre speranze ed altre illusioni, non resta che credere in quei personaggi vecchi e nuovi che hanno offerto disponibilità e forza propositiva. Al comune l’aggregazione di Pucci sembra essersi compattata intorno all’obbiettivo di battere l’asse Neri-Rigoni. Ad un primo esame politico però, la sua forza appare già sfibrata in partenza, disgregata e disomogenea con molteplici asperità programmatiche anche diametralmente opposte, di difficile limatura ed armonizzazione (Transfughi del Pd, Sinistra Arcobaleno, Pdci, Verdi,transfughi dell’UDC e di Massa al Centro, parte del PDL, Centri Sociali). Quale identità politica rappresentativa potrebbe assumere allora questa nuova amministrazione? Verosimilmente Pucci e i transfughi, non potendo essere espulsi, potrebbero ancora essere “recuperati” all’interno del PD, così sarebbe questo Partito a governare la città. Secondo questa ipotesi però, si ripresenterebbe la stessa identica situazione che alla luce proprio della passata esperienza, finirebbe per originare un’altra attività politica arida e atrofizzata, già bloccata in partenza, senza possibilità di prospettive di lungo respiro. Le problematiche non saranno così facili da risolvere, così il rischio di un’ ulteriore impasse governativa non è poi così improbabile da ipotizzare. Ma se questa è stata la volontà degli elettori massesi, cui appartiene la sovranità popolare, essa rappresenta anche lo scotto che il cittadino ha scelto di pagare e dovrà essere rispettato, anche da chi ha perso, come la regola democratica impone. Ci sarà solo da augurarsi che gli ingegneri sappiamo non solo applicare i modelli matematici più adatti per districare i grovigli più complessi, ma sappiano anche coniugare abilità, diplomazia e coscienza civica affinchè impreziosendosi con l’ausilio dei contributi più trasversali, possano concretizzare soluzioni più adatte e tempestive ai gravi ed urgenti problemi della città. Ciò emerge dal desiderio che l’interesse prevalente debba essere considerato quello dei cittadini e non quello delle oligarchie o dei giochi di palazzo che solitamente vedono la danza dei sottogoverni e delle spartizioni, dettati da ombre egemoniche situate più in alto e forse troppo lontane dalle urgenze incalzanti nel nostro territorio. Il dare corpo a tali impegni darebbe fiato e cipiglio ad una provincia già da troppo sofferente che rischia di essere cancellata dalla carta geografica e che invece potrebbe conquistare quel potere contrattuale che da sempre le manca e che le farebbe fare quel salto di qualità necessario non solo a sopravvivere ma anche a svilupparsi e progredire. La lealtà e la fiducia non sono da sottovalutare e quando emergono così evidenti quale fertilizzante in un voto conclusivo di una campagna lacerante e snervante, può davvero essere il linimento che calma il bruciore delle ferite che hanno segnato tutto il corpo elettorale e gli stessi candidati. La gente con questo voto ha inteso anche lasciare un messaggio forte ed incisivo che dovrà essere posto al centro della cornice di ogni quadro programmatico: la volontà di governare con slancio superando ogni isolamento e immobilismo, quale frutto di veti incrociati. Governare con efficacia, trasparenza e credibilità, tenendo in primo piano anche il recupero delle posizioni più divaricate, in quanto esse stesse espressione di una volontà popolare massiccia e non trascurabile, avendo come obiettivo privilegiato la ricucitura di ogni rapporto umano ed istituzionale attualmente sofferente,perché la gente torni ad essere al centro della politica e non le istituzioni che essa invece devono rappresentare e non sostituire. Roberto Benatti